Lucio è un abile imprenditore sulla cinquantina, bello, ricco e innamorato della moglie Elisa. Il matrimonio, il commercio d’abiti d’alta sartoria e le amicizie fanno di lui un uomo felice. Un perfetto equilibrio che improvvisamente il destino infrange insinuando nella sua famiglia la malattia di Alzheimer, che per prima colpirà la madre Elda. Scoprirà cos’è l’Alzheimer vivendo con i suoi cari relazioni nuove, dai mille imprevedibili risvolti, e trovandosi insieme a loro in un labirinto di oblio, ricordi inventati, pensieri illogici e pulsioni incontrollate. Lo spettro di un futuro tragico lo porterà a prendere decisioni sofferte che cambieranno la sua vita gettandolo in un abisso di solitudine. Tenterà di soffocare il dolore abbandonandosi a sterili relazioni e al piacere di viaggiare finché l’incontro con Elena, pur suscitando in lui sentimenti contrastanti, gli farà intravedere la possibilità di una nuova vita. Nella giungla infida e violenta del suo lavoro dovrà affrontare un pericolo mortale sventato con l’aiuto di Franco, un amico d’infanzia cinico e spietato. Ermes, il medico, l’altro amico di sempre, condividerà con Lucio il dramma che travolgerà la sua famiglia. Egli un giorno scoprirà che per Lucio cambiare il proprio destino è possibile. Ma manipolare il cervello non è semplice e non sempre se ne possono prevedere le conseguenze.

Perchè ho scritto
questo libro

Sono un medico. Entro nella vita di una persona quando si ammala. Ne esco quando la sua malattia, o la sua vita, finisce. Rimaniamo sani o ci ammaliamo e spesso questo non è determinato da come abbiamo vissuto.
Capire le vite degli altri è difficile, specialmente quando si ammalano. Un medico può limitarsi a curare la malattia senza preoccuparsi di comprendere la persona. Ma non è quello che accade. Quando si coglie la sofferenza vera, rimanere lontani da chi soffre, anche se è una persona tra tante, non è possibile. Stabilire questa vicinanza, quando è consentita dagli ammalati e dalla loro famiglia, svela gli effetti provocati dalla malattia nel rapporto del malato con sé stesso e con coloro che lo circondano.

Ho pensato di scrivere un libro sulla malattia di Alzheimer perché la conosco, ho visto tante trasformazioni di menti e corpi e di tanti credo di avere capito i sentimenti e le emozioni vissute.
Non c’è un modo prestabilito per soffrire a causa di una malattia. Ogni persona vive la sua malattia secondo ciò che la sua personalità, il suo corpo e le persone che ha intorno determinano. A chi osserva queste vite viene spontaneo immaginare come avrebbero potuto essere se il destino avesse dato loro la possibilità di percorrere altre strade e di incontrare persone diverse. Soffriamo tanto o poco per una malattia, per caso. Questo dovevo raccontarlo.

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